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    Home » Simone Concorsi » Come “costruire” un parere motivato per l’esame di avvocato (Parte II)
    Concorsi Pubblici

    Come “costruire” un parere motivato per l’esame di avvocato (Parte II)

    Redazione Concorsi16 Novembre 2015Updated:5 Giugno 20245 Mins Read

     

    – La rassegna e la scelta delle opinioni dottrinali

    Spesso capita che nella trattazione degli istituti rilevanti nella questione proposta ci si imbatta in una serie di teorie elaborate dalla dottrina. A nostro avviso, il candidato farà bene a citarle e a chiarire i punti fondamentali dell’eventuale dissenso fra le tesi. Tuttavia, si tenga presente che il più delle volte si dovrà prendere posizione ed eleggere una di esse a linea logica interpretativa della questione, con il rischio del possibile contrasto con l’orientamento della commissione.

     

     

    – Gli orientamenti giurisprudenziali

    A sdrammatizzare il problema delle scelte delle tesi dottrinali che si intende seguire, soccorre il conforto derivante dagli orientamenti giurisprudenziali.

    Si ricordi che in sede di esame è possibile consultare anche i codici commentati esclusivamente con la giurisprudenza. Questi codici riportano, articolo per articolo, le massime più importanti espresse dagli organi giurisdizionali (di solito di legittimità, ma talvolta anche di merito); tali massime sono di estrema utilità nella scelta della soluzione da adottare.

    Le massime da citare e commentare nel parere, a sostegno della soluzione adottata, possono essere scelte in base a diversi criteri:

    1)    innanzitutto occorre ricercare quelle decisioni strettamente inerenti al tema che interessa. Qualora, ad esempio, ci interessasse sapere se un impiegato delle poste, addetto allo sportello, cioè al contatto col pubblico, è un pubblico ufficiale, sarà opportuno cercare una sentenza che risolva specificamente la questione);

    2)    qualora, invece, tale ricerca dovesse risultare infruttuosa, un secondo piano di indagine può essere predisposto ricercando delle massime riguardanti casi analoghi a quelli proposti dalla questione, ovvero delle massime da cui si possano evincere valutazioni pertinenti tramite l’ “argumentum a contrario“.

    Ma come ricercare materialmente le massime? E quante massime devono essere utilizzate?

    La ricerca va effettuata tra le massime annotate sotto gli articoli inerenti o al singolo aspetto dell’istituto (quando la ricerca è mirata) ovvero ai principi generali dell’istituto (quando la ricerca mirata non ha sortito gli esiti sperati).

    Il numero di massime da inserire, da usare o da citare all’interno del lavoro varia, invece, in relazione ad una serie di fattori, quali:

    –        il numero degli istituti trattati;

    –        le eventuali tendenze discordanti in giurisprudenza;

    –        la maggiore o minore attualità dell’argomento proposto nella traccia (che determina la maggiore o minore abbondanza della produzione giurisprudenziale), etc.

    A tal fine è utile tener presente che se sull’argomento si rinvengono molte sentenze concordanti (dieci, quindici), sarà opportuno citarne solo alcune (quattro, cinque), mentre se la produzione giurisprudenziale è scarsa (una o due sentenze), è consigliabile commentare anche altre massime, relative a pertinenti principi generali, sempreché siano interpretabili in maniera coerente con la nostra soluzione.

     

     

    – Soluzioni difformi o aperte

    Non è escluso che nello svolgimento del parere si decida di adottare una soluzione difforme dalla giurisprudenza prevalente, qualora la posizione di orientamenti minoritari in dottrina e/o in giurisprudenza risulti più adeguata alla impostazione prescelta. Ovviamente, in tal caso, il candidato dovrà motivare con solide argomentazioni logiche ed in modo coerente il perché di tale scelta.

    Altre volte, quando la questione posta è controversa e in dottrina e/o in giurisprudenza, non è ancora emersa una posizione prevalente, è possibile ricorrere ad una soluzione per così dire “aperta”, che cioè prenda in considerazione le possibili opzioni e le relative implicazioni in ordine alla soluzione del caso.

     

    – La gestione del tempo e altri consigli pratici

    La buona riuscita della prova scritta dipende anche dalla capacità del candidato di gestire il tempo concesso per redigere il parere (sette ore). 

    A tal proposito si consiglia di procedere in questo modo:

    utilizzare la prima ora per leggere con attenzione ed analizzare le tracce proposte, scegliendo quella su cui ci si sente più preparati.
    Una volta inquadrata la fattispecie e risolto il caso, è opportuno redigere uno schema espositivo, ricco di riferimenti normativi, dottrinari e giurisprudenziali esposti in ordine logico e consequenziale. Tale promemoria risulterà utile nelle ore successive, allorché la fatica e l’emozione potrebbero incidere negativamente sulla memoria, col rischio di dimenticare interessanti spunti maturati nei primi momenti di riflessione;

    le successive quattro ore devono essere dedicate alla materiale redazione del parere, seguendo come promemoria lo schema annotato.
    Si consiglia di svolgere il parere con un linguaggio tecnico ma semplice, senza eccedere in prolissi inquadramenti generali, mantenendo un equilibrio, anche quantitativo, tra la parte dedicata all’introduzione del parere e quella dedicata alla soluzione del quesito. Si consiglia, inoltre, di non trascrivere le norme del codice nel corpo del parere, e di limitarsi a richiamarle con l’indicazione del numero e del comma. Infine, non sarebbe inutile portare con sé un dizionario, per non correre il rischio di commettere errori di ortografia; quanto alle citazioni in latino, se non si è sicuri meglio ometterle anziché rischiare di riportarle in maniera inesatta;

    le ultime due ore, naturalmente, vanno dedicate alla rilettura ed alla copiatura in bella del parere.
    A tale riguardo, è sempre opportuno aver presente che per i commissari d’esame la correzione in serie dei numerosi elaborati — inevitabilmente ripetitivi, almeno in una certa misura — è un lavoro impegnativo e, a volte, stancante. Tenuto conto di ciò, non è azzardato prevedere che, tra un elaborato molto sofisticato ma difficile da leggere (per la sua intrinseca complessità o, magari, per la mancata copiatura “in bella”), ed un elaborato semplice ma ordinato e scorrevole, sarà premiato quest’ultimo.

     

    Per rileggere la Prima Parte dell’articolo clicca qui: http://www.simoneconcorsi.it/news/costruire-pareri-motivati-parte-1.htm

     

     

    I contenuti dell’articolo sono tratti dal volume “Costruire Pareri Motivati”, a cura di Fausto Izzo, Edizioni Giuridiche Simone.

    Per info sul volume clicca qui:  http://www.simone.it/catalogo/v54_5.htm

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